Blogtour: 120, Rue de la gare di Leo Malet

Nestor Burma ritorna in libreria con la sua primissima avventura in questa nuova veste grafica per la collana Darkside di Fazi Editori. In questa tappa del blogtour vi darò cinque buoni motivi per cui vale la pena scegliere questo romanzo.
Dove tutto ha inizio
Era il 1943 quando per la prima volta faceva la sua comparsa in “120, rue de la Gare” il personaggio di Nestor Burma, investigatore privato sopra le righe che ha dato il via a un fortunato ciclo di indagini. Infatti questo solo l’inizio di una lunghissima serie di racconti che vedrà il protagonista impegnato in diversi arrondissement di Parigi.
Il personaggio
Nestor Burma è un investigatore privato senza regole, un vero e proprio idealista e anarchico, come il suo creatore. Questo ribelle non ha peli sulla lingua, non importa come o quando, ma finirà col fare un commento di cattivo gusto perché non riesce a tenere a freno la lingua. È in tutto e per tutto un uomo che ama le belle donne, che alimenta la sua dipendenza per la pipa e conclude un caso in maniera tragica, restandone fisicamente provato.
Burma è il personaggio che ha permesso a Malet di riscuotere successo nel pubblico, anche grazie alla serie televisiva e le indagini a fumetto. La particolarità di questo investigatore è che a differenza dei suoi “colleghi” non appare mai perfetto, semmai l’opposto, spesso e volentieri è un pasticcio vivente, ma ha un grande fiuto ed è questo a permettergli di risolvere ogni caso che si ritrova davanti o nei quali inciampa per sbaglio.
Il periodo
Il 1943 è un anno particolare in Francia, dove si respira ancora l’aria della “strana guerra”, periodo durante la seconda guerra mondiale nel quale i tedeschi avanzavano per occupare non soltanto la Polonia ma anche il suolo francese. In “120, rue de la Gare” Malet sceglie di servirsi di questo come espediente narrativo, seppur lasciato come sfondo e senza mai approfondirlo del tutto, dimostrando ancora una volta di remare controcorrente e di farlo bene.
Lo stile
Lo stile di Lèo Malet è la cosa che ho sempre apprezzato, non è semplice scrivere un giallo e lasciare una traccia indelebile in chi legge, ma l’autore riesce a mettere tanta carne al fuoco rendendola comprensibile per il lettore, senza lasciare dubbi o domande fatali nella sua testa, poco a poco snoda la matassa di eventi tirando fuori un filo logico che collega ogni cosa e rendendola chiara.
Malet riesce a rendere indimenticabile e divertente l’indagine del suo investigatore servendosi di nient’altro che ironia e bravura nel saper raccontare.
Le ambientazioni

Le descrizioni degli arrondissement parigini sono sempre stati, oltre l’indagine, il suo pezzo forte. Sembra quasi di trovarsi in Francia a respirare quella stessa aria di allora, comodamente seduti e tenendo fra le mani il romanzo. La stessa Parigi, poi Lione, passando dal pont de Boucle, sono soltanto alcuni dei meravigliosi luoghi che Malet porta alla nostra attenzione, in un meraviglioso e movimentato viaggio all’insegna del noir.

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