Scacco alla regina

Voto 6,5. Nella sua prima opera Scacco alla regina, Mario Mazzanti ci mette tutti gli ingredienti di cui va più ghiotto: scacchi, letteratura, cinema, opera, senza tralasciare il suo mestiere di medico chirurgo.
Il suo primo romanzo è un thriller in cui Mazzanti mescola benissimo gli ingredienti sopra citati, soprattutto nella prima parte del racconto.
Il killer uccide giocando con "i buoni" una partita a scacchi in tre mosse. Proprio per questa sua passione per il gioco degli scacchi, l'efferato serial killer si fa chiamare Morphy. Paul Morphy è infatti uno scacchista realmente esistito, molto noto al pubblico statunitense per il suo gioco veloce ed imprevidibile.

Sulla scia di Morphy, il serial killer costruisce abilmente le sue mosse atte a disorientare i suoi cacciatori, ed anche i lettori. Abbiamo sbagliato tutto dall'inizio, capovolgi tutto....l'ascensore....
Difficile infatti, ipotizzare chi sia il serial killer. La soluzione è difficilmente a portata di mano del lettore e questo tiene la tensione alta, fino alla fine.
I buoni, coloro che daranno la caccia a Morphy, sono: Claps, il commissario Sensi, e la giornalista Greta Alfieri.
I personaggi sono molto ben delineati, naturalmente meno il killer, per far perdere le sue tracce.

Claps è un'esperto psicologo, che riesce ad entrare nei pensieri più profondi dei serial killer, cerca di capire le loro mosse immedesimandosi nel loro comportamento, partendo dalla vittima e cercando di capire il movente. Sotto gli occhi esperti di Claps e del medico legale, soprattutto per quanto riguarda il primo omicidio, Mazzanti sfodera tutta la sua conoscenza nel campo della chirurgia e della medicina.
L'episodio del primo omicidio è davvero molto realistico, paragonabile a casi di cronaca attuali, descritto molto accuratamente e dettagliatamente nei minimi particolari.

A darci la dimensione del romanzo è ciò che avviene dopo questo omicidio, ovvero la e-mail che Morphy indirizza alla giornalista Greta Alfieri.
Quest'ultima è il classico stereotipo di giornalista senza scrupoli, disposta a tutto per la fama ed il successo. Vita sessuale utile per il suo lavoro, agganci con la polizia per ricevere informazioni sugli eventi in anteprima, notizia cosa più importante di tutto, anche della vita umana. Sotto gli occhi di Greta Alfieri, Mazzanti riesce a costruire un'immagine cruda  e spietata del mondo giornalistico, fatto di compromessi, soffiate e voglia di successo.

Gli ingredienti migliori di Scacco alla regina sono proprio questi: i suoi personaggi e lo sfondo sul quale operano. Buona anche la suddivisione dei capitoli in giorni, che segnano il passare del tempo rispetto al primo omicidio. Buona anche la tensione e il ritmo, che spingono il lettore a leggere abbastanza celermente tutto il romanzo.
L'aspetto meno convincente è l'identificazione del serial killer e il movente per il quale ha fatto tutto, il che è abbastanza negativo per un thriller. Il finale sciupa infatti, secondo me, tutte le buone mosse fatte dal Mazzanti nella costruzione e nello stravolgimento del romanzo. Il colpo di scena però rimane a metà.

TRAMA. "Il serial killer uccide per sentirsi potente". Tre omicidi efferati. Tre vite spezzate. Tre donne colpite. Un nuovo mostro in città. Una giornalista senza scrupoli. A cui piace giocare con il fuoco. La caccia a uno spietato assassino porterà lo psichiatra Claps e la giornalista Greta a confrontarsi con una realtà oscura e inquietante, dalla quale si può riemergere solo come eroi o come vittime. Una disperata partita a scacchi nella quale ogni mossa comporta la perdita di una vita umana. La soluzione del caso sembra essere sempre a portata di mano, ma mai raggiungibile, e ogni gradino superato conduce soltanto più in profondità nell'antro dell'assassino. Fino all'ultima mossa. Contro tutto e tutti, Claps potrà avvalersi soltanto dell'aiuto di un hacker, ma forse questo non basta. Forse per fermare l'assassino, dovrà dare in cambio la sua vita: sacrificare un alfiere per salvare la regina. Un thriller che lascia senza fiato, in cui niente è come sembra e la verità affonda le radici nelle più cupe ambizioni umane.

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