Blogtour: La donna scomparsa di Sara Blaedel. Presentazione ed estratto del romanzo

Dopo Le bambine dimenticate e La foresta assassina torna in libreria per Fazi Editore: Sara Blaedel con La Donna scomparsa
In virtù dell'uscita, la casa editrice ha organizzato un blogtour, la mia tappa è dedicata al prologo del romanzo.
Queste invece il quadro completo del blogtour: 
18 marzo: Presentazione ed estratto del romanzo - 50/50 Thriller
19 marzo: Recensione in anteprima - Milanonera
20 marzo: Le ambientazioni - Thrillernord
22 marzo: Commentiamo le citazioni del romanzo - Peccati di Penna
25 marzo: I 5 motivi per leggere il libro - Contorni di noir
26 marzo: La detective Louise Rick - Penna d'oro
27 marzo: I personaggi - Una pausa di lettura


TRAMA: 
È una notte buia e piovosa, in Inghilterra. Al limitare di un bosco, a pochi passi dall’aperta campagna, c’è una casa con una finestra illuminata. All’interno, la sagoma di una donna, in controluce. A completare il quadro, si aggiungono il marito e la figlia adolescente. Da fuori, un uomo osserva la scena con un fucile da caccia in mano; riesce a immaginarsi il profumo della cucina, il calore familiare della stanza, le conversazioni di fine giornata. Fa un respiro profondo, preme il grilletto e colpisce la donna in piena fronte. Lei si accascia sul pavimento. Lui scappa.
In Danimarca, la detective Louise Rick e il collega Eik hanno deciso di andare a vivere insieme ma lui sparisce nel nulla. Nel giro di pochi giorni, Louise riceve una telefonata: Eik è stato arrestato per disturbo della quiete pubblica e intralcio alle indagini. Si trovava in Inghilterra, sul luogo del delitto della donna inglese, Sophie Parker, il cui nome figurava da molto tempo nella lista delle persone scomparse. La sua sparizione era stata denunciata diciotto anni prima proprio da Eik: era la sua fidanzata. Cosa sta succedendo? Sconvolta e terrorizzata dal coinvolgimento di Eik nel caso, Louise deve mettere a tacere il suo tumulto interiore se vuole trovare il killer di quella che si rivelerà la sua indagine più controversa…
Dopo Le bambine dimenticate e La foresta assassina, la detective Louise Rick torna su un caso delicato ad alto tasso di suspense.
Prologo


Rametti si spezzano sotto i suoi piedi mentre si addentra sempre più nella boscaglia. Il buio pesto e la pioggia si chiudono intorno a lui, l’acqua cola dal suo giubbotto di pelle. C’è la luce accesa in cucina e in un paio di stanze sul retro. All’acquaio, nel caldo bagliore dietro il vetro, c’è lei. Le sue mani lavorano sotto il rubinetto aperto.
Lui si sporge in avanti, al riparo dell’umida nebbia di gennaio, che nel fitto della boscaglia lo rende invisibile. C’è un che di sensuale nella meticolosità con cui lei si asciuga le mani nel grembiule prima di raccogliersi i lunghi capelli, tirarli all’insù e legarli in un nodo alla nuca. Il movimento è lento eppure energico. E lui prova nostalgia e dolore.
In cucina compare la figlia. Si sfila la corta giacchetta di pelle e la getta sulla sedia accanto al tavolo ovale. Quindici o sedici anni, a occhio e croce. Lui l’ha vista rientrare da scuola, prima. Arrivava a piedi, salendo dalla strada, con la divisa scolastica, la borsa a tracolla e lo sguardo basso. Cupa e imbronciata, da brava adolescente, ma bella, nella sua introversa svagatezza. Così ha pensato lui, guardandola dall’auto, ben nascosto.
La donna sta ancora rigovernando, ma ogni tanto si volta a fare un commento, o a ridere di quel che dice la ragazza, oppure si gira verso un punto preciso del tavolo. Lui, dal binocolo, tiene lo sguardo fisso sul volto sottile di lei, scruta e imprime nella memoria quelle fattezze femminili, i mutamenti d’espressione degli occhi ogni volta che sorride. Vuole tenere a mente ogni minimo dettaglio.
La spallina del top della figlia è scivolata giù, si vede benissimo la sporgenza della clavicola e la bella curva della gola. Lui si protende ancora di più, scostando un paio di rami. La madre ride di nuovo, si volta verso la figlia e resta lì, girata di spalle, una sagoma controluce.
E lui, lì fuori, si sente quasi parte della loro vita, lì dentro, in cucina. Immagina la leggerezza dei loro dialoghi, il profumo che sale dai fornelli, lo scambio di commenti sulle esperienze di questa giornata, quei dialoghi intimi che esistono solo fra madre e figlia.
Avanza ancora, fino a uscire dalla boscaglia. Più oltre, c’è la campagna aperta, con le case a due piani che sorgono l’una accanto all’altra, in posizione un po’ defilata, dietro la strada principale e il parcheggio semideserto del pub. Da queste parti, il traffico è molto rado, con la pioggia la gente se ne sta al coperto. Tutt’intorno, nelle altre case si accendono le luci, e di tanto in tanto c’è un’auto che percorre la stradina, ma sembra che tutti pensino solo a trovare rapidamente un posto asciutto in cui ripararsi.
Al passaggio di una macchina che viaggia più lenta delle altre, lui si ritira di nuovo nella boscaglia, con il cuore che all’improvviso martella più forte e più veloce. Un ramo gli graffia la faccia, e lui impreca a bassa voce quando sente qualcosa di caldo che gli cola giù verso il mento. I fanali dell’auto spazzano rapidi il buio accanto al suo nascondiglio, senza illuminarlo. Chiude gli occhi e trattiene il fiato per un istante, poi espira pesantemente. “Calma”. Tutt’a un tratto si accorge della temperatura: nonostante il giaccone pesante, il berretto e i guanti, ha freddo. Un freddo che gli penetra nelle ossa. Tutto è umido e gelido, dopo l’attesa nell’abitacolo e poi fuori sotto la pioggia. Avrebbe dovuto ricordarsi di mettere i calzettoni invernali.
D’istinto abbassa la testa, mentre il marito della donna entra in cucina reggendo una bottiglia di vino, le dice qualcosa e fa un gesto irritato verso la figlia, per poi avvicinarsi e accomodarle la spallina.
Pur non potendo cogliere una sola parola di ciò che i tre si dicono, è facile decifrare la reazione della ragazza: si adombra, poi grida in faccia al padre, si volta e se ne va. Pare quasi di sentire la porta che sbatte.
Il padre apre il pensile a destra, prende due bicchieri, poi si accinge a stappare la bottiglia. La moglie è ancora al centro della finestra illuminata. Ha appena tolto la pentola dal fuoco e sta versando l’acqua bollente nell’acquaio. Lui si sente attraversare da un brivido nel momento in cui la donna, inaspettatamente, alza lo sguardo e scruta attraverso il vapore che sale dalla pentola, come se si fosse accorta di lui, là fuori, nel buio pesto, o perlomeno percepisse la sua presenza. Per un breve istante il vapore deposita una pellicola opaca sul vetro, e lei gli appare come una sagoma sfumata. Ma poco dopo rieccola, di nuovo nitida.
Sotto la pioggia costante, lui appoggia il calcio del fucile alla spalla e concentra lo sguardo sul mirino, fa un respiro profondo, poi preme il grilletto e la colpisce in piena fronte, appena sopra gli occhi.
Vede l’uomo reagire come al rallentatore: la bottiglia gli cade di mano, mentre gira la faccia verso la moglie, la finestra distrutta e il fiotto di sangue che descrive un arco e gli sprizza addosso. Poi lei si accascia sul pavimento.
Una porta sbatte. Intanto, lui si ritira nella boscaglia, ma ha il tempo di vedere che è la ragazza, che è uscita dalla porta principale e, nei secondi successivi allo sparo, si è fermata in cima ai gradini.
Per un istante restano entrambi perfettamente immobili nella grigia foschia pomeridiana. Poi, con uno strillo, lei si volta verso il buco nella finestra e rientra in casa.
Lui indietreggia nella boscaglia, e a passo veloce raggiunge l’auto.

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