The Leftovers - Svaniti nel nulla

Voto 7+. C'è un progetto?
Questa sarebbe la domanda numero uno che ogni telespettatore farebbe a Damon Lindelof, nel momento in cui "partorisce" i suoi prodotti. Per chi ancora non lo conoscesse Damon Lindelof è stato uno delle menti di Lost, il principale sceneggiatore della serie tv.
Molti son rimasti dubbiosi sulla progettazione di Lost nato con moltissime domande sugli avvenimenti che accadevano sull'isola e conclusosi con poche pseudo-risposte; ciò non tolse fascino comunque ad una serie storica.
Nel 2014, Damon Lindelof ritorna a raccontare una serie tv tratta dal romanzo di Tom Perrotta: The Leftovers. L'eco della domanda di inizio post sembra ritornare ancora più prepotente al termine della prima puntata ma anche al termine della prima stagione.
Una domanda che dovrebbe essere di facile risposta per gli addetti ai lavori, in quanto nel progettare una storia si potrebbe ipotizzare anche la conclusione della stessa.
Lindelof invece quando agisce non lo fa come un creatore qualunque, bensì come il Creatore: buttando personaggi sulla sua terra e facendoli agire a seconda delle circostanze.
Per trovare una risposta alla domanda iniziale e dunque a tutti i progetti di Lindelof, dovremmo innanzitutto interrogarci sulla vita, sulla fede, sulla morte: C'è un progetto su questa terra? Il nostro cammino è segnato o lo costruiamo passo dopo passo?

The Leftovers è secondo il mio modo di vedere una serie che scava sul senso dell'esistenza. Ancora una volta aleggia il senso di sopravvivenza, il 2% della popolazione mondiale scompare nel nulla; una percentuale ancora più grande scompare morendo.
Tutti abbiamo perso qualcuno, moltissimi hanno perso o non hanno mai avuto la fede, una delle "cose" più facili da perdere durante questo cammino.
A Mapleton il 14 ottobre 2011 alcunle persone scompaiono improvvisamente e fisicamente. Dove sono finite? Perchè?
L'approfondimento della questione fatto da Lindelof e Perrotta è focalizzato su due famiglie uguali ma allo stesso tempo diverse.
Da un lato ci sono i Garvey: Kevin (Justin Theroux) capofamiglia e detective della contea, Laurie (Amy Brenneman) sua moglie, Matt (Chris Zylka) il figliastro e Jill (Margaret Qualley) sua figlia. Fisicamente Kevin non ha perso nessuno, può entrare in contatto quando vuole con i suoi famigliari, eppure il rapporto tra questi pare cessato per sempre.
Dopo la giornata della scomparsa, Laurie ha sposato la causa di una "setta" in cui ci si veste di bianco e si fuma ininterrottamente, la comunicazione avviene tramite parole scritte su fogli di carte e non attraverso l'uso della parola. Il fumo è il chiaro segnale che questa setta aspetti soltanto il giudizio universale, non preoccupandosi della morte, colpevoli di essere sopravvissuti e non svaniti come altri.
Matt ha aderito ad una causa diversa rispetto a quella di sua madre: segue e protegge un guru che si professa una sorta di divinità in terra in grado di rimuovere dolore e fare miracoli.
Meg è l'unica rimasta sotto il tetto di Kevin, ma la comunicazione fra i due non pare essere fluida ed idilliaca.
L'altra famiglia sotto la lente d'ingrandimento è quella dei Durst, in cui il rapporto fisico tra i suoi componenti non è più possibile. L'unica superstite è infatti Nora (Carrie Coon) che nel giorno della scomparsa ha perso suo marito ed i suoi due bambini.

La creazione dei protagonisti è ancora una volta perfetta, vedi anche la figura del reverendo Matt Jamison (Christopher Eccleston). The Leftovers ha anche il merito di far riapparire la scomparsa Liv Tyler, nei panni di una donna confusa che non ha ancora ben capito da che parte schierarsi.
Ottime le atmosfere malinconiche e le musiche che accompagnano la serie.
Naturalmente questa prima stagione non racconta moltissimo sulla bontà del progetto di Lindelof e Perrotta, aprendo una serie di punti interrogativi che molto probabilmente non riceveranno risposte precise. In fondo viviamo nel mistero non sapendo cosa succede a chi scompare, superando il dolore con la fede o con il cinismo ma sicuramente senza troppa tranquillità.
Una serie dunque che ha il merito di far riflettere sul senso dell'esistenza e dunque da non perdere.

Commenti

  1. se lost poneva delle domande, questa ne propone ancora di più.
    e il suo bello è proprio questo :)

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    1. Il bello sarà quando e se arriveranno le risposte; alcune di lost ancora le stiamo aspettando :D

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  2. Ho paura che mi annoierebbe, sai?, ma provo prima o poi :)

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    1. No non credo ti annoierebbe, anche perché il pilot è veramente complesso e ricco di interrogativi... prova al più presto ;)

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  3. secondo me per giudicarla bisogna aspettare altre stagioni...questa la trovo abbastanza ingiudicabile per tutto quello che lascia sul campo...e comunque un po' nella parte centrale mi sono annoiato....

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    1. A me non aveva convinto l'inizio poi mi ha conquistato. Anche le puntate mono-protagonista mi son piaciute, sicuramente un giudizio compiuto lo si potrà dare col passare delle stagioni...

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