L'oscura immensità della morte - Massimo Carlotto

Con L’oscura immensità della morte, Massimo Carlotto ci regala un racconto tragico e oscuro, una storia che parla di morte, dolore, ingiustizia, giustizia, perdono, vendetta. Una vicenda in cui il confine tra bene e male diventa sempre più labile, con le due parti che spesso si fondono e confondono.

Voto 8. Tutto comincia nel lontano 1989, in una città del Nordest. Attraverso queste indicazioni è chiaro il senso di realismo che lo scrittore vuole trasmettere. La non indicazione di un luogo preciso è sicuramente volta ad indicare che una tragedia del genere è abbastanza comune e può accadere in qualsiasi luogo.
Durante una rapina andata a buon fine dal punto di vista economico, i due ladri in fuga portano con sé due ostaggi: una mamma e il figlio, ammazzandoli allorché circondati dalla polizia. Uno dei due rapinatori riesce a fuggire, l’altro si consegna ai poliziotti.
L’avvenimento è già accaduto e noi lettori riusciremo a ricostruirlo attraverso i flashback dei personaggi chiave del racconto (narratori in prima persona), che come indicano i capitoli, ad essi intitolati, sono due: Raffaello e Silvano.

Il primo: Raffaello Beggiato è il rapinatore acciuffato dai poliziotti. Lo conosciamo inizialmente mentre è sotto processo, accusato dell’omicidio dei due ostaggi e di tutte le aggravanti della rapina.
Raffaello dichiara che ad ammazzare effettivamente le due vittime sia stato il suo complice, del quale non farà mai il nome, anche se tutto ciò potrebbe ritornargli utile per uno sconto di pena.
L’altro protagonista è Silvano Contin, marito e padre di Clara e Enrico, i due sventurati ostaggi che hanno fatalmente incrociato la strada dei rapinatori.
Silvano è un uomo distrutto. Ingrassato, invecchiato, solo, ha pochi motivi per vivere. Lavora per sopravvivere, accende la tv ed i suoi quiz per sentirsi meno solo, partecipa ai funerali di famiglie vittime di ingiustizie come la sua.
Le parti dunque inizialmente sono ben chiare. Vittima contro carnefice. Buono contro cattivo. Non si può che provare pena, compassione per Silvano. Non si può che provare odio, rabbia e ribrezzo per Raffaello, il quale nei suoi pensieri sa di essere stato l’assassino dei due.

L'oscura immensità della morte è a Teatro...
Lo step successivo, che rende sicuramente questo romanzo straordinario e originale, scaturisce da una domanda: “Come reagiscono i superstiti a una tragedia?”
La vita di Silvano non è più la stessa. In paese tutti lo conoscono, lo compatiscono, sanno le sue vicende.
Silvano invece non riesce più a concentrarsi e a focalizzarsi su quello che gli ruota attorno, la sua vita infatti ormai è avvolta da l’oscura immensità della morte. Nella sua mente aleggia la figura di sua moglie che sul punto di morte in ospedale, gli disse: “E’ tutto buio, Silvano. Non vedo più nulla. Ho paura, ho paura, è buio”.
Il futuro di Silvano è buio, spento. I tempi migliori sono andati, le foto divertenti e romantiche sono relegate in cantina, al buio. La sua vita è buia, l’unica cosa che gli rimane è scoprire il vero assassino di sua moglie e suo figlio (in quanto Raffaello confessa ai lettori la sua colpevolezza, ma non agli altri personaggi del romanzo). La sua mente è buia e annebbiata, e le sue azioni diventano sempre più dure e mosse da una forza oscura.
Il futuro è buio anche per Raffaello, condannato all'ergastolo e malato di un grave tumore nel corso degli anni. Attraverso il suo avvocato chiede ai vari giudici e a Silvano la grazia, per potersi curare fuori dal carcere e vivere gli ultimi anni della sua vita in maniera più agiata. Ha 45 anni, gli ultimi 15 trascorsi in carcere.
Le parti quindi pian piano non si capovolgono ma cominciano a stabilizzarsi. Per chi provate più pena ora? Per un uomo che è in carcere, malato, sul punto di morte o per un uomo che quindici anni fa ha perso moglie e figlio?
Il presente fa più effetto, il passato per gli estranei è più facile da dimenticare. Perdonare quando non si è coinvolti non è una cosa difficile.

Nella terza parte vedremo la decisione presa da Silvano che pure di trovare un demone, scenderà a patti con qualsiasi Diavolo. Silvano è ormai sprofondato in quella immensa oscurità della morte, tanto da essere sempre più lontano dal modo di ragionare dei vivi, anche dei più cattivi.

Carlotto è abilissimo in questo romanzo nel gioco delle parti. Buoni e cattivi è una sorta di regola di tutti i racconti. Una prassi che viene espletata perfettamente nella parte iniziale, che fa diventare ancora più agghiacciante l’epilogo di una vicenda tragica e fatale.
Nonostante sia un romanzo piuttosto breve, L’oscura immensità della morte è un libro violento, ricco di emozioni contrastanti, in cui la giustizia nel e del mondo sembra non essere governata da regole scritte.


TRAMA ORIGINALE: Nel corso di una rapina, un malvivente prende in ostaggio una donna e il figlio di otto anni e li uccide. L'uomo, Raffaello Beggiato, viene condannato all'ergastolo, mentre il suo complice riesce a fuggire. Il marito della donna assassinata e padre del bambino, Stefano Contin, non si dà pace. Per quindici anni vive con l'ossessione di quella che lui chiama "l'oscura immensità della morte". Cambia vita, lascia il lavoro di successo che aveva prima della tragedia e diventa ciabattino in un supermercato, non frequenta più nessuno e va a vivere in uno squallido appartamento di periferia, dove trascorre il tempo a guardare quiz o le foto dei cadaveri dei suoi cari. Ha in mente solo la vendetta e architetta un piano machiavellico per portarla a termine...

AUTORE: Massimo Carlotto
EDITORE: E/O (Tascabili e/o)
NAZIONE: Italia
ANNO: 2005
PAGINE: 183

Commenti

  1. Bello, ma ferocissimo. Dopo la lettura son rimasta scioccata per un pò..

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    1. Si molto duro e malvagio. La discesa verso gli inferi di un uomo normale....

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  2. Un colpo nello stomaco, ma non sei K.O....anzi.....

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    1. E alla fine davvero difficile schierarsi con qualcuno dei protagonisti....

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  3. l'ho letto qualche anno fa, ricordo che la scena della vendetta mi colpì talmente , che sentii le gambe vacillare per un paio di minuti, tanta è la forza del racconto.Un'esplosione d'ira raccontata come fosse un'autobiografia .Spietato e scioccante...Pensai perfino che Carlotto avesse veramente commesso cose simili.

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