Intervista ad Alessandro Maiucchi, autore del thriller Snuff

Oggi presento sul mio blog, uno scrittore romano emergente: Alessandro Maiucchi, classe 1966, scrittore dal 2000. Al grande pubblico arriva con Orchidea nel 2005. In questi ultimi mesi si fa conoscere per una trilogia thriller, che si compone di Ossa, Snuff e Marionette, quest’ultimo romanzo in uscita per la primavera 2012.  Di cosa si parla in questi libri e chi sono i protagonisti, lo chiedo direttamente all’autore.

R Questi libri, quando sono stati scritti, erano un unico grande romanzo molto complicato. Ho provato a proporlo a diversi editori, anche grandi, e la risposta era sempre simile: interessante, originale, ma troppo intrecciato. A quel punto lo misi via per scrivere Orchidea. Poi negli anni successivi mi è capitato di rileggerlo e mi è piaciuto quello che leggevo… di solito a distanza di tempo quello che scriviamo tende a peggiorare ai nostri occhi perché siamo cambiati come persone, e invece le storie di quel romanzo erano ancora avvincenti… che fare? Durante un weekend estivo ho indossato i “guanti da chirurgo” e ho cominciato a fare dei copia/incolla, fino a separare le storie principali in tre romanzi separati. Romanzi collegati tra loro, perché condividono diversi personaggi e addirittura alcune scene, ma anche leggibili separatamente in qualsiasi ordine, essendo storie autoconclusive. I protagonisti sono tanti, e non sono mai dei buoni a tutto tondo, anzi. Però, a confronto con gli antagonisti, sono personaggi ai quali il lettore si lega e per i quali si trova a fare il tifo…


Piccola curiosità: è più facile “inventare” i buoni, i cattivi, o le vittime?

R Non è facile, mai. Di solito si manifestano a poco a poco nella mente, poi prendono forma nel momento in cui vengono per la prima volta “disegnati” nel testo. Quindi si affinano durante le riletture. Senza dubbio i cattivi sono più affascinanti, ma se si creano dei buoni abbastanza tormentati la soddisfazione  è comunque tanta. Quanto all’inventare… sì, è la parola giusta, perché per quanto ci si possa ispirare alla vita reale per gli spunti iniziali, il prodotto finale, il personaggio che finisce nel romanzo, è sempre una creatura che prima non esisteva.

Seconda curiosità. Scrivi dal 2000, e ti ritrovi in pochi anni nel bel mezzo di un cambiamento editoriale, con l’introduzione dei libri in formato e-book. Cosa ne pensi di questa mini-rivoluzione e quando (o se) i tuoi libri saranno distribuiti anche in formato digitale (dato che anche io usufruisco di questo formato)?

R Al momento non lo sono, ma il mio editore si sta attrezzando. Vedo questa rivoluzione come un’opportunità e una minaccia insieme. La minaccia è quella che immagini, ovvero che i libri facciano la fine dei dischi con l’avvento del file sharing. Intere discografie, anni di lavoro di artisti di tutto il mondo, spesso scaricate in qualche decina di minuti e magari neanche ascoltate ma solo collezionate, per il gusto di poterlo dire agli amici. Le opportunità sono tante: più potere agli autori, meno potere dei distributori, un prezzo finale più basso. Molto più basso di quello che stanno facendo ora. Ecco, se potessi dare un suggerimento, direi agli editori di abbassare i prezzi degli ebook. Perché? Lo chiedano ai discografici…

Sei uno scrittore di thriller, cosa ti ispira nel raccontare le tue storie? Quanto tempo ci ha messo l’idea a costruirsi e diventare pronta per essere raccontata anche ad altri?

R Ho scritto romanzi thriller perché è uno generi che preferisco come lettore, quindi mi sembrava un modo ideale per iniziare. Mi sono ispirato a fatti veri, o più spesso a mie elaborazioni di fatti veri che finivo poi per far diventare qualcosa di originale. Il tempo che ci ho messo… beh, quello dipende in gran misura dagli impegni personali (faccio un altro lavoro per vivere, ho una famiglia, eccetera) e dalla mia disgraziata pigrizia. Invidio quelli che riescono a ritagliarsi qualche ora tutti i giorni e hanno poi la costanza di riempirla scrivendo parole. Diciamo che ho scritto la parte centrale di ogni romanzo in circa 4-5 mesi, ai quali bisogna aggiungere un anno tra progettazione (spesso svolta in background dal mio cervello senza che me ne rendessi conto, collezionando ed elaborando ricordi che poi sono usciti fuori mentre scrivevo) e revisione (dove la pigrizia incide in modo drammatico).

Cosa consiglieresti, dunque, a un aspirante scrittore?

R Di non stancarsi mai. Non stancarsi di leggere, perché è solo leggendo molto che si può scrivere sperando di costruire qualcosa che valga la pena di essere letto. Non stancarsi di scrivere, perché la prima stesura di una storia è importante, si deve arrivare alla parola FINE prima di perdere l’entusiasmo. Non stancarsi di rileggere e sistemare, perché quello che oggi ci sembra buono magari domani ci piacerà molto meno, e se piace meno a chi scrive figuriamoci a chi legge. Non stancarsi di cercare l’editore adatto, senza fermarsi alla prima opportunità e soprattutto senza cedere a chi chiede soldi per pubblicare. Non ha davvero senso.

L’ultimo tuo libro in ordine di pubblicazione è Snuff, secondo capitolo della trilogia. Appena ho letto la trama, mi ha ricordato leggermente il thriller cinematografico: Nella rete del serial killer. Ami il cinema? Se sì, in qualche modo ti danno spunti, e qual è il tuo genere preferito (anche se dovrebbe essere abbastanza prevedibile)?

R Non ho visto quel film, a quanto ricordo. Somiglia un po’ a 8MM, un film che ho visto mentre stavo finendo la revisione di quello che è poi diventato Snuff. Da esso ho preso una manciata di righe, aggiungendo una scena in cui il protagonista lo affitta in una videoteca. Quella dei film è una trappola, può far sembrare non originale una storia che invece è farina del sacco dell’autore… pochi giorni fa ho visto su Sky un film vecchio di venti anni per la prima volta… e la trama somiglia non poco a quella di Marionette! Però fino alla sera in cui l’ho visto non sapevo neanche che esistesse, è stata la trama a incuriosirmi e poi Wikipedia a convincermi a vederlo. Il cinema mi piace moltissimo, cerco di vedere tutti i film che stuzzicano la mia curiosità. Non mi piace solo il thriller, anzi. Sono un appassionato di Starwars e Blade runner, ma anche di Highlander e di Frankenstein jr… la fantascienza mi stuzzica, non per niente il romanzo a cui sto lavorando è ambientato nel futuro, nella Roma del 2022!

Come mai su due copertine dei tuoi libri, ci sono degli animali?

R Perché sono protagonisti di alcune scene memorabili. La copertina di Marionette invece ospiterà un uomo, il predatore più temibile di tutti. Sono affascinato da tigri e squali sin da quando ero bambino, mi spaventano ma mi attraggono molto…

Dopo il primo romanzo Orchidea, hai subito provato e sei riuscito, a scrivere una trilogia. Dato anche il successo mondiale di Millennium, quali pensi siano i punti di forza della trilogia, anche se nel tuo caso mi sembra di capire che i racconti sono leggibili, anche singolarmente?

R In effetti la trilogia è stata scritta prima di Orchidea, e non è nata come una trilogia, come ho detto prima. Una trilogia “classica”, ovvero sequenziale, la vedo come un rischio per l’autore. Nella fattispecie, in origine pensavo di scrivere prima di Orchidea il seguito di Basta! (ovvero il titolo che aveva la trilogia quando era un romanzo unico). Però non ne ho avuto il coraggio, non sapendo come sarebbe stata accolta quella prima storia. Chissà che prima o poi non lo faccia, comunque! Invece l’idea della trilogia “orizzontale”, con le storie che si intrecciano, lo vedo come una soluzione originale per molti autori emergenti, che magari si trovano con romanzi lunghissimi e complicati, difficili anche da far leggere a un editore.

Poco tempo fa, ho letto il libro I delitti di uno scrittore imperfetto di Mikkel Birkegaard, thriller in cui uno scrittore raccontava il modo di ideazione dei crimini che poi scriveva. Non ti fa un po’ paura, dover pensare (naturalmente per scrivere un libro) il modo in cui una persona possa essere ammazzata?

R Credo ci siano molti libri in cui uno scrittore poi mette in pratica i delitti che descrive… con me questo pericolo non c’è, perché come Stephen King sono piuttosto fifone e non mi piacerebbe sporcarmi di sangue! Scherzi a parte, secondo me la scrittura è un ottimo modo per lasciar sfogare il nostro lato oscuro. Scrivere scene di violenza “costa” in termini emotivi ma dona una certa soddisfazione alla fine. Perché ti rendi conto di aver fatto, per interposta persona, qualcosa che non faresti mai e che invece ti è riuscito bene, se al lettore piace leggerlo.

Mi sono permesso di spulciare nella tua libreria virtuale aNobii, ed ho notato che tra i tuoi autori più letti risultano: Andrea Camilleri, Jeffrey Deaver, Patricia Cornwell ma soprattutto Stephen King. La domanda è ovvia a chi ti ispiri, se hai un modello di riferimento. Quali sono i tuoi libri preferiti?

R aNobii è un posto meraviglioso, una specie di Facebook dove però si incontrano solo persone che leggono molto, gente con cui di solito è piacevole parlare anche se hanno idee diverse dalle nostre. Sì, King è stato il mio primo amore ma ormai leggo di tutto e non cerco di imitarlo. Cerco di applicare gli insegnamenti che fornisce nel suo On writing, quello sì. Ma mi sembrano buoni, quindi perché no?

Siamo alla fine di questa piccola intervista. Cosa si prova a vedere i propri libri pubblicati? A leggere i primi commenti e recensioni?

R Col primo libro, una soddisfazione speciale perché è stata una sensazione nuova. Con gli altri è comunque un piacere, perché sai che potrai regalare emozioni a qualcuno che non conosci, ed è una cosa bella. Mi fanno piacere i commenti, sia positivi che negativi. Ho letto giudizi entusiasti che non mi sarei mai sognato di scrivere da solo perché non mi reputo così bravo, e altri giudizi negativissimi ma circostanziati. Non mi piacciono i giudizi “incolori”, siano buoni o cattivi.

Ti ringrazio Alessandro, per il tempo concessomi e per questa intervista, peraltro la prima sul mio blog. Sono tra l’altro molto onorato che tu sia un mio follower su twitter e facebook.
Piccola curiosità come sei arrivato sul blog Affari nostri?

R Da una ricerca su Google, anche se sinceramente non ricordo come era partita! Colpa dell’età?


Grazie ancora Alessandro, ti saluto con un arrivederci al prossimo libro, e alla mia prima e prossima recensione su un tuo libro.

R Grazie a te per l’ospitalità, alla prossima!


Commenti

  1. complimenti bella intervista

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  2. Grazie Luigi:) forse sono stato un pò ripetitivo nelle domande, ma la mia è stata un'intervista da lettore, quindi era maggiormente incentrata sulla nascita dell'idea e della storia...

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